Eppure, è anche al suono delle conche che si prepara la battaglia sul luogo sacro di Dharmakshetra.
Dal versetto I-12 al versetto I-19 ci vengono riportate non solo le sonorità degli strumenti che risuonano sul campo di battaglia, ma anche le emozioni che tali suoni generano.
Bhishma, il più anziano e avo dei combattenti, è il primo a soffiare nella sua conca, la cui risonanza è paragonata al ruggito di un leone (Simha Nāda). Questo Nāda rivela la natura eroica del Maestro e risveglia il coraggio di Duryodhana e degli altri guerrieri del campo dei Kaurava. Allora le conche (Shankha), i flicorni (Bhreya), le trombe (Panava), i tamburi (Ānaka) risuonano simultaneamente nel campo dei Kaurava colmando il campo di battaglia di vibrazioni sonore. Tuttavia nel campo opposto, Krishna e Arjuna sono dotati di conche divine e dal loro carro tirato da cavalli bianchi fanno sentire il suono dei loro strumenti. Essi sono accompagnati dai più importanti condottieri dell’esercito Pandava. Il suono prodotto da tutto l’insieme di tali strumenti risuona verso il cielo e sulla terra straziando il cuore dei figli di Dhritarashtra.
Se i Pandava ispirano tanto timore agli avversari ciò non è dovuto soltanto alla fede che nutrono per Krishna, oppure alla divinità di Panchajanya e Devadatta, le conche di Krishna e di Arjuna, ma anche alla purezza delle percezioni di Arjuna. In effetti, il carro di Arjuna rappresenta la mente e i suoi cavalli rappresentano i sensi di percezione. Il bianco dei cavalli sottolinea la purezza delle percezioni di Arjuna. Inoltre il carro condotto da Krishna montato da Arjuna gli è stato offerto da Agni, il Dio del Fuoco, e ciò attesta che è in grado di conquistare tutto.
La purezza delle percezioni è una delle condizioni necessarie affinché colui che suona lo strumento superi il livello materiale del suono, tuttavia occorre anche Sthita Prajña, una posizione seduta eretta. Sthita Prajña è spiegata dal versetto II-54 al versetto II-61. Non si può cantare se si è seduti male perché il respiro e la voce non vengono bene. Sthita Prajña significa "colui che è in posizione tale che il respiro, la voce e Prāna siano in accordo". Nella Bruhad Āranyaka Upanishad, il Maestro Yajñavalkya ci insegna al versetto 25 del terzo Brāhmana del primo Ādhyaya che è l’accordo di questi tre elementi che ci consente di cantare Udguītā, "il canto (Guītā) che conduce verso l’alto (Ud)". Questi tre elementi riuniti, il suono, il respiro e Prāna ci consentono di andare oltre la musica.
Peraltro, grazie all’insegnamento di Krishna ad Arjuna riportato da Sanjaya, apprendiamo che colui che ottempera a Sthita Prajña può dire soltanto la verità e può agire soltanto in accordo alla verità. Tali atti non avranno mai cattive conseguenze, vale a dire tali atti saranno giusti.
La pratica del Nāda Yoga include il canto, il suonare uno strumento e l’ascolto. I Maestri di Nāda Yoga ci insegnano che, per coloro che non conoscono la musica, l’unica possibilità di realizzazione è l’ascolto. Nella Bhagavad Guītā, Krishna insegna al versetto VII-8 : "Io sono il suono nello spazio (Shabda Kha)". Al versetto XVIII-58, Egli avverte Arjuna : "Se tu diventi cosciente di Me, varcherai ogni ostacolo attraverso la Mia misericordia. Se chiudi il tuo orecchio a Me (Na Shroshyasi) tu ti perderai." Questo versetto rimanda all’insegnamento verbale di Krishna, ma sottolinea anche l’importanza dell’ascolto del suono nel processo di risveglio alla Coscienza del Signore. Nel Nāda Yoga basta unirsi totalmente al suono per ottenere l’elevazione. Allora si percepisce in un secondo ciò che si può cogliere in mille ascolti. Il tentativo di estendere tale secondo in cui si è una cosa sola con la musica è il Nāda Yoga. Il suono percepito (Shabda) svela anche il suo aspetto sottile (Nāda) ed eleva l’anima dell’uditore verso l’Anima Suprema.
La quintessenza del suono rappresenta Dio stesso, come rivela Krishna :
"Tra le vibrazioni sonore (Guirām), Io sono Om (Ekam Aksharam). Tra i sacrifici (Yajña), Io sono il canto (Japa)" X-25
"Tra tutti i Veda (Vedānām), Io sono il Sāma Veda (il Veda che viene cantato durante i rituali)." X-22
"Tra gli inni del Sāma Veda, Io sono il Bruhat Sāma (il canto più importante pronunciato in onore di Indra, il Re degli Dei). Tra i Chanda (i canti sacri), io sono la Gāyatrī (il canto recitato ogni giorno dai Bramani)." X-35
"Tra i segreti (Guhyānām), Io sono il silenzio (Maunam)." X-38
Sanjaya, discepolo di Vyāsa, rende omaggio al suo Maestro grazie al quale ha potuto comprendere l’insegnamento di tutti gli Yoga trasmessi da Krishna a Arjuna.
Grazie alla misericordia di Sri T.K. Sribhashyam abbiamo potuto cogliere il segreto del Nāda Yoga.